Giovannfs
Reimcbronik.
De tucti quei, che hebber piü sentimento
nella sua aetade; e de legniame ancora
non manco parte per suo compilnentü-
Nel cui chiar magisterio a se in breve hora
hebbe excellentj e gloriosi ingegni,
ma piü el vedere assai che legier fora,
E s'io volesse haver qui recitati
a parte a parte i membri ben composti
di tal palazzo et quanti ricchi ornati
Cosa impossibil fora; e ancor postposti
molti altri fatti haver bisogneria
a quel convien che la. mia penna acosti.
Ma pur el Conte al alta fantasia
andando cum 1' etade ognhora avante
ove ingegno alcun sentia
Farchitectura, tutto jubilante
a se el tirava, e quinci fuor si chiari
che ogni grande huom bramava aver errante:
E non volendo lui haver men chari
i luochi di men pregio, ne dar men vante
nel suo murare, e farli in se dispari,
Lassero in tutti luochi; e como quanto
peru via. schorro quanto io posso breve
narrando de tal cosa pure alquanto,
Benchi: a Panimo suo era assai leve
che in cento e trecento luochi in un sul
murar facea, e in luochi alpestli e greve.
E a. tucti v'era si devoto e pronto
che ad alcuu piü che ad Paltro non manchava
anzi ognhor piü haverevi ancora gionto.
Ma piü che agli altri seniper seguitava
come principal sedia al suo domino
entro d'Vrbino e ornato fabbricava.
E come zil uso humano anco al divino
culto ordinö un tempio glorioso,
a1 qual sua morte fu crudel destino.
Perche col core in ciö desyderoso
sequendo gma et anco havea ordinato
nel suo palazzo al ultimo riposo
Vn tempio tale che haverebbe superato
d'ordin', bellezza e nobile omamento
qualunque mai fu bene edificato.