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pereib il suo Elogio di Plinio sarei eterno al pari del?
altre sue Opere.
Se Falconet fosse stato di sangue meno fervida non
avrebbe con tanto suo gusto aggiunto al suo Libro lo
Seriffv di quel suo Amico, il quale si sforza di fare il
grazioso per mettere in ridicolo Plinio, e- Vespasiano.
E qual gloria; qual merito, quale magnanimita deri-
dere un morto di diciassette secoli fa , cae non pub
rispondere, ne addurre le sue difese? E tutto cib per
sapere se era di statura quadrata, e per consimili ine-
zie . Il suddetto Amico, cui Falconet da ( credo io
per iscaerzo ) il titolo di Filosofo, e di uomo straor-
dinario, manifesta un anima capace di adulare a ma-
ra-viglia Vespasiano, e Plinio, se fosse vissuto a loro
nimpo , 1302552- i pia fvili nel timore sono i piia auda-
ci nella impuniti; e talvolta si sarebbe stimato feli-
ce, e per uomo di considerazione se fosse stato ara-
messo alla confidenza, e alla familiarita de' Galoppi-
ni della Cucina di Vespasiano . E non a molto dire
quando i primi Personaggi di Roma (come diceva M.
Terenzio in Senato ) si credeana felici di essere co-
nosciuti dai Servitori, e Portinaj di Sejano , il qua-
l? fnalmente non era un Imperatore . Libertis quo-
(lues 2C ianitoribus ejus notcscere , pro magni6co ac-
cipiebatur.
Quanti passi ammuccnia Falconet per provare, che
Cicerone non intendeva una parola delle Arti, o pro-
vano il contrario, o sono puri sofismi. Ei non inten-
de