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ed in qualunque altra cosa fatigano l'attenzione, e
stancano in vece di dilettare, e per conseguenza non
possono somministrare alcuna idea di Bellezza, pio-
viene dal meccanismo de, nostrieocchi . Eccone una
brevissima
idea .
Tre
errori
siamo
noi
emendlare
costretti ad
in
cia-
scun atto di vedere una COSR- U Primo a , che
niente vediamo ne dove sta,_ ne fuori di noi altri,
Il secondo e , che tutti gli oggetti ci si presentano
rovesciati, cioe a dritta quel chie a manca, e sot-
to quel che e sopra. Il terzo e, che noi vediamo
gli oggetti doppj. Cio non ostante l'anima giudica
vedere le cose dove stanno , dritte, e semplici. Il
senso del tatto e quello , che le insegna queste ve-
ritix ; ed e certo, che tutti impariamo a vedere ,
come a leggere, c a scrivere . La grandezza degli
oggetti si giudica ancora per la riflessione, che vien
prodotta dallo stesso senso del tratto; e_ siccome ogni
idea di grandezza non E: che relativa secondo Fan-
golo, che forma nell' occhio la cosa, ci ha insegna-
to il tatto, che ella e maggiore , o minore di un"
altra; e rettiticandosi sempre piu ci insegna anco-
ra a distinguere le grandezze secondo le distanze.
Ciascun occhio a- come uno specchio , e le imma-
gini delle cose si rappresentano nella retina nel-
lo stesso modo che nel cristallo , cioe entro di es-
so , e non dove stanno gli oggetti. Il tatto din-
segna, che veramente stan fuori; ed a forza di ri-
fare