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QUELLEN-ANGABEN.
„E di niello, e di smalto e di mazonerie di rilievo e cosi di
conciare e segare e legare qualunque gioia divcnto in fra poco
tempo perfettissiluuo maestro. ll perchä nella Sua giovinezza aven-
dosi a arrogarc certe figure (Yariento d'importanza all" altare di
S. Jacopo di Pistoja, che ä molto ricco, furono allogate a lui e
lui le fece di sua mano che era in queltempo maestro, ma molto
giova n e."
Morcni fügt hinzu: Due mezzi profeticollocati tra Ie duc estrenwitä.
In ähnlicher Weise äussert sich Vasari über Brunellesco als Gold-
schmied und stützt sich dabei wahrscheinlich auf den anonymen läiographcn.
Nach einer Axigabe des Ciampi Sagrestia de bcgli arredi, PiSIOjH
p. 80- 82, hätte Brunellesco diese Arbeiten im Jahre 1409 gemacht. Doch
gibt Ciampi kein Document an.
Dass Brunellcseo im Jahre 1406 Goldschmied war, beweist uns ein
Documcnt der Domopera vom 12. Februar 1406. (Siehe Anhang Docum.)
Dort wird ausser Laurentius Cionis aurifex, auch Filippus S. Brunelleschi
aurifex, als aus dem Dombaurath cassirt, angeführt.
Endlich sagt Benv. Cellini in der oben bei Donatello angeführten
Ausgabe seines Lebens und kleinerer Schriften an derselben Stelle:
„Pippo di Ser Brunellesco, il quale fu il prinuo che risuscitb
il bei modo della grandc architettura. Anco egli statte a1 orcüce
gran tcmpo."
Vasari und der Anonymus erzählen uns ausserdem, dass Brunellesco
nach 1403, als er in Rom die antike Architektur studirte und ihm das Geld
ausging, sein Leben damit fristete, dass er für ihm befreundete Gold-
schmiede Edelsteine legirte.
Ghiberti endlich rechnete sich Zeit seines Lebens zu den Goldschmie-
den und nannte sich demnach auch so. Für ihn sind in dieser Beziehung
zunächst seine Memorien Magliabecch. XVII, sodann Vasari (Ed. Le-
monnier III. p. 110-112) die wichtigsten Quellen.
ni's
Celli
Ferner ist folgende Stelle aus Benvenuto
obigen Ausgabe (p. 267. V01. III) wichtig:
Schriften
nach
der
"Lorenzo Ghiberti fu veramente orefice, si allagentil maniera
del suo bel fare, e maggiormente a quella infinita pulitezza ed
estrema diligenza. Questo uomo si puo mettere per uno ecccllentc
orefice, il quale tutto impiegö e messe il suo ingegno in quell'
arte del getto di cotali opere piccole; e sebbene egli alcuna volta
si messe anche a fare delle grandi imperö si vide ch'egli era
molto piü la sua professione il far le piccole; per questo noi lo
chiamerenio veramente un buon maestro di getto: e a questa tale
professione solo attesc, e questa fece tanto bene; siccome ancora
oggi si vede, ehe ncssuno altro uomo ancora non 1' 11a raggiunto."
Was endlich die Notizen über Filippds Familie betrifft, so verdanken
wir dieselben grösstentheils dem Baldinucci, sowie dem anonymen Biographen